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conosciuti o ricevuti in antecedenza dal destinatario di una lettera, ma che gli permettono di interpetrarne il contenuto quando essi siano mandati collo scritto altrimenti indecifrabile, mi fece venire in capo l’idea di disporre anche la mia lingua alla maniera di uno di questi cifrarii, cioè chiavi comprendenti in ordine alfabetico non solo tutto il vocabolario ma anche tutta la grammatica. In questo modo era data al destinario di qual si sia nazionalità la chiave per interpetrare lo scritto in esperanto1

Finii l’università, e cominciai la mia pratica medica; allora presi a pensare alla pubblicazione del mio lavoro. Ultimato il manoscritto del mio primo opuscolo (Doktoro Esperanto, Lingvo Internacia, antauparolo kaj plena lernolibro) pensai a cercare un editore. E qui, per la prima volta, sperimentai le amarezze della vita pratica e delle necessità economiche contro le quali anche più tardi dovetti fortemente lottare.

Quando giunsi a trovare un editore, gli diedi il manoscritto per la stampa, ma egli lo tenne in serbo un paio d’anni, e poi ricusò di pubblicarlo. Finalmente, dopo un lungo attendere, potei io stesso dare in luce il mio primo libretto nel luglio 1887. Mi sentivo molto esitante prima di far ciò perchè comprendevo che ero giunto al Rubicone, e che, pubblicato il mio opu-



  1. Queste chiavi consistono in un libretto in 32º, di ventiquattro pagine, del peso di cinque grammi e del costo di cinque centesimi. Sono già pronte per gli inglesi, i tedeschi, i francesi, gli italiani, gli svedesi, i russi, i portoghesi, i boemi, i danesi, gli ungari, gli spagnuoli, ecc.
    Di simili chiavi ne esiste una speciale per i militari che si intitola «Guida Esperanto della Croce-Rossa» tradotta in francese, in tedesco, in spagnolo, in italiano.

    Prof. G. Meazzini.