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Nel ciel, cambiata, ignuda a me scoprissi
La prima sera ch'ella sorgea piena
Dall’onde degli abeti, aurovelata
Fantasia.
Tu la vedi?
Non natanti
Più in fredda solitudine i silenzj
Dell’ombre chiare.
Dalla destra a manca
Del disco, è volto quel profil celeste
E umano, il tuo: dell’alta, folta chioma
Frondeggiante la testa. Ignudo ha il mento
Gallicamente, e sopra ombrato il labbro.
Egli sorride tranquillo candore.
Dalle socchiuse pálpebre lampeggia
La pupilla, d’amor resa sì bruna.
Ed il cor, fatto fiamma, irraggia al petto
Una stella, anzi un sole: etereo lume.
Il viril collo al gran busto sereno,
In mezzo al filo interno della falce
Lucidissima, è assiso.
Giulio Sabino:
Il vedo! Il vedo!
Oh portento! A sinistra emerger vedo
Da spiro verginal d’albe e di nevi
Alquanto inchino, là ’l gentil tuo volto
Luminoso, che porge l’una guancia.
Il lieve capo apparisce aleggiante
Sul flutto de’ capei, liberi intorno
E al collo circonfusi, rilevanti
Sopra il turgido seno. È per baciarlo . . . .
Eponia:
Ei si baciano in ciel beatamente!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .