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Date queste ottime condizioni meteorologiche, ci siamo permessi una abbondante colazione, che, insieme col riposo notturno, ci ha restituito la forza fisica e la serenità dello spirito. Abbiamo eseguito la non facile manovra dell’apertura di una larga finestra, e abbiamo, finalmente, contemplato lo spettacolo maraviglioso dello spazio viola-nero, tutto punteggiato di costellazioni giallastre.

La Terra, sotto di noi, splende ormai come un immenso disco di smeraldo lanciato nel vuoto: su, in alto, la Luna ingrandisce a vista d’occhio: adesso è una spera d’argento sospesa sullo sfondo formicolante di stelle. Il razzo sembra immobile nell'Universo. Ma la lancetta del tachimetro corre: viaggiamo nel vuoto, è vero, però un ingegnoso apparecchio meccanico- elettrico applicato al nostro giroscopio e al motore segna, almeno approssimativamente, le distanze che percorriamo nello spazio. Si viaggia a circa ventimila chilometri l’ora: cinque chilometri il secondo. Non dovendo superare la resistenza di una atmosfera, il nostro «mobile» non perde troppo rapidamente la forza dell’impulso.

- Quando arriveremo? - domanda a un tratto Max Boering affacciandosi alla botola da cui si scende nella cabina delle macchine. - Ho