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migliaio di chilometri l’ora: rapidità di poco superiore a quella dei velivoli più veloci. Ma questo brusco passaggio dalla immobilità assoluta alla velocità di trecento metri il secondo ha messo a dura prova tutti i sistemi di attenuazione escogitati e impiantati nel pozzo di lancio e nell'interno del fuso, nonché il nostro organismo. Si sa per prova che noi possiamo viaggiare a velocità fortissima sui treni e sui velivoli, senza risentirne alcun danno: cento o duecento o mille chilometri l’ora, e anche più, non hanno influenze sensibili sul nostro equilibrio nervoso. L’importante è che si possa giungere a queste cifre orarie con lenta progressione. Vi immaginate, per esempio, quel che succederebbe delle ossa dei viaggiatori se un «ultrarapido» partisse improvvisamente con la sua velocità massima di duecento chilometri? Riconosco adesso che l’ultima precauzione introdotta nel razzo pochi giorni avanti la partenza, quella, cioè, dei lettucci sostenuti da molle a spirale di straordinaria potenza, è stata particolarmente utile.

Dobbiamo anzi a questi robusti congegni la nostra salvezza. Dieci minuti dopo l’urto, passato il primo stordimento, abbiamo potuto scioglierei dalle cinghie e scivolare sul piancìto della cabina: Max si è fasciato subito il polso, poi ha