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tica a tenersi in piedi, o forse perirebbe schiacciato dal proprio peso!
Per tornare al mio ragionamento, dirò che la immensa velocità impressa al nostro razzo farà perdere a noi e agli oggetti chiusi con noi nell’apparecchio gran parte del nostro peso. Noi dovremo forse infilare i piedi in speciali staffe assicurate al pavimento per non esser condannati a galleggiare continuamente nell’aria con rischio di battere, ad ogni mossa troppo brusca, la testa contro il soffitto. I fastidi di una simile condizione di cose sono facilmente immaginabili: occorrerà forse uno speciale allenamento per assuefarsi a maneggiare gli oggetti più comuni: dal fornello a spirito alla penna stilografica, dal cannocchiale al foglio di carta. Difficile anche ci riuscirà di mangiare: come, ad esempio, costringere due sardine a rimanere distese sul piatto, come versare nel bicchiere un po’ d’acqua, la quale, invece di scendere, salirà a fiotti rotondi verso il cielo dell’astronave?
Ma anche ammesso che simili inconvenienti si possano superare, la mancanza quasi totale del peso non provocherà qualche grave squilibrio nel nostro organismo? E dato che la mancanza di peso costituisca un pericolo, quali mezzi si dovranno mettere in pratica per attenuare questo