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-smente Marcello. — Mi metterò a studiare da domani la storia della radio!
Silvano si grattava un orecchio, imbarazzato.
- E allora, il grande aeroplano, quando si fa?
- Quando avremo trovato il modo di parlare con lo zio, nella Luna!
- E partirai presto? — mi domandò, a questo punto, Romilde.
- Non so. Dipenderà da quello che mi scriveranno i compagni. Partiremo da San Francisco. L’Istituto Carnegie ci ha aiutato, e anche altri istituti, in Germania, in Italia, ci hanno assicurato il loro appoggio.
- Caro fratello! - interruppe mia sorella, carezzandomi un po’ una guancia, maternamente.
- E c’era bisogno di far tanto mistero per una cosa cosi semplice? Quando, la sera, vedrò apparire la Luna, dirò ai miei figliuoli: «Guardate, vostro zio è lassù!... Vostro zio è uno dei tre esploratori più audaci e fortunati del ventesimo secolo!» E tu, che penserai?
Quando vedrò apparire nel cielo lunare la immensa sfera della Terra, dirò: «Ecco: là, in quel mondo tutto verde, ci sono i miei cari nipoti e mia sorella.... tutta la mia famiglia!».
Cosi le cose si aggiustarono per il meglio. Ma prima di lasciare Recanati, dovetti, per conten-