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del tuo arrivo. Ti chiudi qui dentro, e non cerchi di vedermi. E quel che è peggio, non domandi neanche di vedere i tuoi nipoti. A che giuoco giuochiamo? Sei impazzito? Che ti è successo?
Marcello e Silvano, a questo punto, mi abbracciarono le gambe strillando:
— Zio cattivo! ziaccio!... Non ci vuoi piú bene!...
Mi vennero le lacrime agli occhi; ma, finalmente, compresi qual era il mio dovere in un momento cosí delicato. Raccogliendo tutto il mio coraggio, dissi, di un fiato:
— Io debbo andare nella Luna. Non è un obbligo assoluto, intendiamoci. Ma è un impegno d’onore. Due miei amici han risoluto di andarci: due miei colleghi: un tedesco e un americano. Io, io.... ho promesso di seguirli. Il viaggio non è semplice, come puoi capire. Son quattrocentomila chilometri da percorrersi nello spazio: dieci volte il giro del mondo. E poi, la Luna.... sí, ecco, la Luna non è un astro come la Terra: voglio dire, un astro munito di comodità per i viaggiatori.... Non è una stazione turistica, insomma. Dirai: perché vuoi andarci, allora? Ah! perché? Perché? Come spiegare certe cose? Io ho sempre avuto fin da ragazzo una passione speciale per la Luna. Mi ficcavo a letto e sognavo la Luna.