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però egli attenderebbe il ritorno in America del colonnello Lindbergh, che in fondo sarebbe stato, oltre che consigliere, valido collaboratore dello scienziato americano.
«Le innovazioni piú importanti apportate al «fuso» riguardano principalmente la qualità del carburante, la sua combustione e la stabilità del proiettile. Rispetto al primo, la formula è, naturalmente, tenuta segreta. Tuttavia, alcune indiscrezioni lasciano supporre che si tratti di idrogeno atomico, il quale può fornire l’energia necessaria per conseguire la velocità critica di uscita dall’attrazione terrestre, e, cioè, 14.970 calorie per chilogrammo. Nei riguardi del meccanismo di utilizzazione del combustibile impiegato, il Goddard sarebbe anche riuscito a far sí che la velocità del proiettile possa automaticamente regolarsi a diverse altezze a seconda del bisogno, e ciò grazie ad un congegno specialissimo introdotto nella camera di combustione. Infine, la stabilizzazione del «fuso» sarebbe ottenuta mediante l’applicazione di un giroscopio simile a quelli che sono oggi installati sugli aeroplani che navigano radiocomandati. L’impenetrabilità della quale si è circondato il prof. Goddard non concede di sapere con certezza verso quale punto dello spazio sarà diretto il primo «fuso».