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— Io non sono nessuno: sono un cronista.
La donna finse di capire.
— Ah!... allora.... sicuro.... è un’altra cosa. Dunque, la signora Romilde è al Campo Imperatore; una casetta nel Vado di Siella. Però, io la corrispondenza gliela mando ad Aquila.
E la sera dopo, mi trovavo al Vado di Siella.
Era una notte abbagliante di luce. La Luna piena disegnava i rilievi e i contorni della montagna con larghe pennellate fosforescenti, facen doli apparire come un gigantesco ammassarsi di scogliere d’argento lanciate verso l’altissimo azzurro. Salivo faticosamente per un sentiero scavato nel sasso, reggendomi ad un grosso bastone, mentre la mia ombra nera e tozza mi ballonzolava tra i piedi in modo ridicolo. Dove bisogna arrivare? In vetta al Gran Sasso? Le mie virtú alpinistiche non sono mai state eccezionali; e, disgraziatamente, quella volta non mi ero neanche provveduto di scarponi chiodati, di corde, di ferri acconci per una scalata. Avevo preso quel duro cammino per puro spirito di avventura, convinto che, in qualche modo, sarei arrivato all’«osservatorio» della signora Romilde.
Ma probabilmente, se la casetta-rifugio dove quella cara creatura si era condannata a vivere