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chiedermi un consentimento. Tuttavia la mia sincerità fu piú grande della mia amicizia.
— È vero. Queste foglioline che si levano verso il sole della Luna, sono opera tua. Noi non ci avevamo pensato. Ma pure, questo mondo selvaggio è stato scoperto e conquistato per l’ardimento e la volontà di tre uomini. La Luna sarà, perciò, un giorno, dominio di tre nazioni. Sarà italiana, tedesca e americana. Non dovremo, credo, discutere a lungo su la di visione del nostro satellite....
Queste mie parole sono state interrotte da una violenta scossa di terremoto. Abbiamo vedÌ1to oscillare, intorno a noi, le cime delle rupi.
Il suolo, qua e là, si è aperto in vasti crepacci, dai quali si sono levati zampilli di fumo. Bagliori verdastri hanno illuminato la vòlta del cielo.
Poi tutto è ritornato nella calma, nella immobilità. Ma il «giardino» di Max è scomparso, inghiottito in una profonda voragine. E, col «Giardino», sono scomparse le nostre ambiziose speranze.
No, la Luna non è terra per colonizzatori. Siamo rientrati nel razzo con una illusione di meno.