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poggio le mani: poi mi volto a Max ed esclamo con forza: — È ghiaccio!
La mia voce sembra fioca e lontana. Ma tuttavia, arriva alle orecchie del mio collega tedesco che mi fa cenno di sí, e poi indica le nuvole di nebbia che si levano verso la sommità della valle, come volute di fumo.
— Ghiaccio! — Max si accosta a me e m1 urla nelle orecchie queste parole:
— Il sole, alzandosi su l’orizzonte, fa liquefare i ghiacci lunari. Forse sono questi veli di nebbia che gli astronomi han talvolta veduto ondeggiare sul fondo di certi crateri e di certi valli. Tra poco qui ci sarà un laghetto o una palude.
Ci siamo fermati, tutti e tre, per far colazione: e abbiamo aspettato pazientemente lo svolgersi del fenomeno. Dopo un’ora abbiamo veduto svaporare la nebbia e apparire il cielo della Luna; una vòlta oscura, bluastra, scintillante di stelle. Ai nostri piedi le acque immobili dello stagno riflettevano questo stranissimo cielo. Aria.... acqua....! Poveri avanzi di una remota ricchezza! Certamente, migliaia di secoli fa, la Luna, come la Terra, era un astro fiorente di vita. Noi siamo arrivati tardi. Bisognava che i nostri antenati dell’età della pietra avessero avuto