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lontana e diversa dalla realtà. Gli astronomi, per esempio, assicurano di conoscere perfettamente i particolari della crosta lunare. Parlano di paesaggi orridi, macchiati di nero e di bianco, di crepacci, di circhi, di trincee sassose, di monti aguzzi, di abissi spaventevoli: una specie qi anticamera dell’Ade. Non essendovi atmosfera sulla Luna, i contorni appaiono sempre crudi e taglienti: dove il Sole arriva a colpire, è un bagliore inconcepibile: dove è l’ombra tutto sparisce in un uniforme color inchiostro di China.

A questi asprissimi contrasti di luce e di tenebre, si aggiunge la mancanza dei colori. La vegetazione non mette mai una nota di varietà e di gaiezza nei panorami lunari. La Luna è ridotta alle condizioni di un’enorme massa minerale, che i giorni torridi e le notti interminabili fanno passare da una temperatura di trecento gradi a quella di duecentocinquanta sotto zero.

Gli astrofisici sono cosi convinti, ormai, della inabitabilità della Luna, che rinunciano anche a formulare ipotesi su questo inutile tema. Adesso però io posso scrivere, con sicurezza, che anche gli osservatori hanno sbagliato nelle loro frettolose osservazioni. La Luna ha, è vero, l’apparenza di un mondo abbandonato e sterile (almeno a giudicare dal breve paesaggio che ci