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come se le guardassimo attraverso le lenti di un buon canocchiale. Sfavillano di incomparabile splendore quei misteriosi rilievi che formano intorno alla montagna di Tycho come una raggera. Penso che in America una simile visione sarebbe pagata molti milioni di dollari, assai più di un film con Greta Garbo e Bob Taylor.

Seduti presso il vetro della finestra, seguitiamo a fissare con ansietà l’isola ignota su cui, tra poco, scenderemo, primi pionieri terrestri nel mondo selenitico.

- Strano! - mormora il mio collega tedesco, sgranocchiando una tavoletta di cioccolato. - Noi andiamo, rassegnati e tranquilli, verso un astro che sappiamo inabitabile e inabitato.... eppure, è tanta la passione che ci anima, che nessuno di noi vuol pensare ai rischi tremendi ai quali va incontro!

Nicola, l’astronomo italiano, rizza le orecchie.....

- Pericoli! Ma ne abbiamo superati altri, assai più grandi di quello di un «semplice» arrivo sulla Luna! Vi par niente, a voi, il farsi lanciare nel vuoto, fuori dei confini della gravitazione terrestre, da una terribile forza distruttiva? Vi par niente l’esserci chiusi in una scatola di metallo e l’aver affidato le nostre vite ad un semplice apparecchio produttore di ossigeno? Di