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stigo di Dio: ma poi, stanco, si buttò a sedere per terra, e disse, incaponito:

— No! questo non è il mio mestiere! preferisco fare l’avvocato!

Allora il mugnaio gli dette il pane solo; e poi, sempre sogghignando, gli disse:

— Se vuoi guadagnarti il pane, il salame e il vino... senza faticare... ti offro un altro mezzo. C’è Melampo che è vecchio, è pieno d’acciacchi, e mi dà impiccio... Ammazzarlo da me non posso... mi farebbe male... ci ho il cuore buono, io... potresti affogarmelo tu... nel fosso vicino... E’ una cosa da nulla: gli attacchi un sasso al collo, e lo butti nell’acqua... E poi ritorni, e io ti darò da cena, e ti regalerò quattro soldi.

Ciuffettino si grattò forte forte la zucca.

— Ma io, questo signor Melampo non lo conosco...

— E’ il mio cane... che adesso mangia il pane a tradimento...

— Ah! si tratta di un cane!

— Sicuro, toh! che credevi?

— Mi proverò: ma vi confesso che neanche questo mestiere mi piace...

— Se non sei contento, vattene.

— Mi proverò, vi dico!... Che brutto carattere che avete, caro omino!...

E il mugnaio condusse il ragazzo vicino al casotto di Melampo. Melampo era un vecchio cane da pastore, che aveva perduto il pelo e le illusioni della vita a furia di far la guardia al padrone. Adesso gli erano rimasti due denti, con i quali non poteva masticare neanche la pappa bollita, e un occhio solo, perchè l’altro glie l’aveva chiuso un cacciatore con una impallinata. Non gli riusciva più di abbaiare per una laringite cronica, che lo affliggeva da qualche anno, e non