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non ho mangiato! E mi sta bene, ih! ih! ih! perchè se avessi obbedito il babbo... ed il maestro... Oh... ma se faccio tanto di tornar a casa, quant’è vero Iddio, mi metto a lavorare, e divengo un buon ragazzo sul serio. E i miei genitori dovranno piangere di gioia, dovranno...! Un giorno, poi, quando sarò grande, troverò un bell’impiego, e guadagnerò i denari a palate... E per le vie di Cocciapelata tutti diranno: quello era Ciuffettino... quel monellaccio... non par vero! adesso è il presidente del Consiglio dei ministri... Che ingegno! E di tutto il danaro che avrò, che ne farò? Farò, prima di ogni cosa, un vestito al mio babbo, tutto d’oro e d’argento: alla mia mamma, povera donna, comprerò un paio di buccole con delle pietre lucenti come il sole: e io non mangierò che pasticcini alla crema e dormirò in un letto tutto di panna montata, con i cialdoni per guanciali... Oh! ecco un mulino...

Un omuncolo se ne stava su la porta del mulino, con le mani dietro le spalle, lanciando nell’aria azzurra e luminosa il fumo di una vecchia pipa di gesso.

— Quell’omino! oh! quell’omino? che mi dareste, per piacere, un po’ di pane, un po’ di salame e un po’ di burro?

— Ti contenti di poco, figlio mio - disse l’omino, ridendo - ma perchè, di grazia, dovrei darti il pane, il salame ed il burro?

— Toh! perchè, mi sento appetito!

— Ma io, quando mi sento appetito, non vengo mica a mangiare a casa tua!

— Cotesto gli è vero - rispose Ciuffettino tutto mortificato - ma io credevo...

— Se vuoi questa roba, guadagnatela!