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— Studiano... certo! Ossia: fanno quello che io non ho mai fatto. E me ne trovo bene. Vedi che faccie che hanno!

Si accostò ad un fanciullo e chiese:

— Oh cosino!.. o che leggi, le novelle delle Fate?

Il bambino lo fissò con io sguardo profondo e rispose lentamente: — Leggo la storia greca. E tu che fai? Vuoi leggerla anche tu?

— Io? io vorrei mangiare.

L’abitante della Città dei Sapienti si rituffò nei suoi studi.

Allora Ciuffettino si rivolse ad un altro, che era tutto occupato al microscopio.

— Mi faresti il piacere di indicarmi l’osteria più prossima?

Il fanciullo cavò pigramente gli occhi dall’apparecchio, e bisbigliò:

— Qui non ci sono osterie. Se vuoi andare a scuola...

— Ma io mi sento tirare lo stomaco...

— Qui non si mangia che di sera: il giorno si lavora. Se vuoi andare a scuola...

— A scuola, neanche se m’impiccano! - strillò inviperito Ciuffettino, e continuò il viaggio.

Ed eccolo nella gran piazza della città, dove gli uomini sapienti erano quel giorno riuniti per istu-