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aver scampato il tremendo pericolo, si diede a correre a gambe levate per i sentieri del bosco. Di tanto in tanto, anzi, faceva anche delle capriòle e dei salti mortali.
Alle volte, gli pareva di sentire un rumore di passi affrettati, e un fruscio di fronde smosse: ma erano paure inutili; che il lupo stava dormendo la grossa nella sua capanna, e per un paio di giorni almeno non l’avrebbero destato nemmeno le cannonate.
Al pensiero della bella sorpresa che attendeva il lupo e la moglie al loro risvegliarsi, Ciuffettino non poteva trattenere delle risatine di contentezza.
Corri corri, Ciuffettino uscì dalla foresta e si trovò in un vastissimo piano, sparso di campi coltivati, meravigliosi di verde nel trionfo della luce del sole divino.
Il ragazzo si inginocchiò su l’erba e congiungendo le manine, alzò gli occhi e il ciuffo al cielo, e mormorò:
— Grazie, buon Dio, di avermi salvato!... forse sarà stata la mia mamma a pregare per me... perchè io non merito tanta bontà! Ma adesso torno da lei, e le chiedo perdono di tutto... e anche al mio babbo, chiederò perdono... e tornerò a lavorare...
Si rialzò, e volgendo in giro gli sguardi credette di riconoscere una stradicciòla bianca, fiancheggiata di siepi e di alberelli.
— Sicuro! quella è la strada che dal mare va a Cocciapelata... Oh! bella! e come mai l’ho ritrovata così presto, dopo aver fatto tante miglia da una parte sola?