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— Dunque come lo cuciniamo, domani, quel ragazzo? - fece il lupo, cambiando discorso.
— Stammi a sentire: io direi di metterlo in istufatino, con i funghi: è appunto tenero e grassoccio, e farebbe un’eccellente riuscita...
Ciuffettino ascoltando queste parole, tremò per tutte le membra e fu lì lì per isvenire.
— Credi? - disse il lupo, accendendo la pipa - io invece sono sicuro che infilato allo spiedo...
— Tu non ti intendi di cucina, sei un asino!
— No: sono un lupo.
— Mettiamolo in padella...
Ciuffettino, fra sè, con le lacrime agli occhi, bisbigliò:
— Allora, se mi mettono in padella... son fritto!
— Che padella! lo preferisco con gli spinaci.
— Con i funghi!
— Con gli spinaci!
— Zitto, che se no ci sente... e io non voglio che ci senta; poverino, non deve sapere nulla di nulla, lui.
— Eh! ma bisogna pure che lo sappia!
— No. Gli faremo bere quel vino che tu hai preparato per quando soffri d’insonnia...
— Quello con la marca gialla? Un buon bicchiere lo farà dormire tre giorni di seguito...
— Sicuro, toh!
— Fingeremo di invitarlo a bere con noi...
— E così berrò anch’io, ma di quello bono... stasera ci ho una sete...!
— Ciuffettino!... Ciuffettino!
Il nostro eroe risalì in soffitta, e affacciandosi alla scala, domandò in tono di voce tranquillissimo:
— Che volete, mamma lupa?
— Prendi un paio di bottiglie... che si fa un po’ di baldoria...