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— Ventimila! - ribadì con forza Ciuffettino.

— Ma no!... duecentomila! due milioni! asino! bestia che sei! - urlò l’insegnante, fuori della grazia di Dio - Sono dueeeee... due, capisci? genere femminile e genere maschile... - E poi, calmandosi: - Passiamo ad altro.

Ciuffettino gonfiò le gote e alzò gli occhi al cielo, pensando:

— Auff! L’è lunga!

— Spero che sarai più forte in aritmetica. Ti darò una operazioncina facile facile. Ma mettici un po’ di attenzione, mi raccomando!... Tu hai in un panierino ventisette fichi...

— Hum!

— Hum, che cosa?

— Nulla: ho fatto così per fare: hum!

— Dunque, tu hai in un panierino ventisette fichi: e devi fare un chilometro di strada... Ad ogni cinquanta metri, tu mangi un fico - segna costì su la lavagna - ora io ti domando: quando arrivi a destinazione, quanti fichi ti rimangono? Questa volta l’amico di Ciuffettino alzò sette dita. Ma Ciuffettino scosse il capo.

— Quanti? - ripetè il maestro, aggiustandosi gli occhialoni sul naso.

— Tutti - disse risolutamente il ragazzo.

— Tutti! - gridò il vecchietto, tornando a montar su le furie - ma come tutti? Ma che sei, sordo? Se ne mangi uno ogni cinquanta metri...

— Ma io non li mangio, perchè i fichi non mi piacciono!...

A questa uscita la scolaresca diede in una risatona lunga, irrefrenabile, scrosciante.

Il maestro diventò addirittura furibondo.