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— Prego! - strillò Ciuffettino, inviperito. - Io sono un ragazzo, e tutti dicono che sono anche simpatico!

— Uhm, sarà - fece Pipino il losco, bevendo un bicchierino, tanto per togliersi al torpore che lo invadeva tutto - ma a me sembri proprio uno scarafaggio... Basta, che cosa ne dicono i miei egregi colleghi della Corte?

I giudici russavano alla più bella.

E il re dei Fannulloni riprese, contento:

— Dicono di sì: e adesso, passiamo ai capi d’accusa.

Ma, per l’appunto, anche il cancelliere si era addormentato; e il processo fu rimandato al giorno dopo.

Nella seconda seduta il sommo Pipino domandò al nostro amico:

— Come ti chiami?

— Mi chiamo Ciuffèttino, e sono stato imperatore dei Pappagalli.

— Allora, tu sei un pappagallo!... fatti vedere un po’ meglio...

— Ma no, sono un ragazzo! o quante volte glie lo debbo dire?

— Bah! per tutti gli illustri Pipini della mia dinastia!... io non capisco nulla!... E i miei colleghi della Corte?

I giudici russavano alla più bella. E il re dei Fannulloni riprese, contento:

— Dicono di sì. Perchè allora, se sei un pappagallo, vai girando il mondo a piedi?...

— E dàgli! ma scusi se glie lo dico, bisogna proprio aver le orecchie foderate di prosciutto!... sono un ragazzo, e cammino perchè ho due gambe...

— Per gli dèi!... potevi dirmelo prima. E il permesso, ce l’hai?