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La scuola.

II.

In cui Ciuffettino lascia onorevolmente gli studi, e compie una di quelle tali prodezze che lo hanno reso celebre fra i monelli.


Un giorno Ciuffettino andò alla scuola di cattivo umore. Si davano gli esami bimestrali, e il ragazzo non sapeva una parola di quello che avrebbe dovuto dire. Il maestro - un vecchietto calvo, con certi occhiali che sembravano fanali da locomotiva, e un lungo pastrano verde che aveva l’aspetto di una gran fodera da ombrelli - lo chiamò subito alla lavagna. Il maestro avrebbe dovuto esser severo con quella birba, che pochi giorni prima si era permesso di attaccargli una scala di carta alle falde del pastrano: ma era tanto gentile e tanto buono, quel degno studioso!