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XXV.

In cui Ciuffettino XXXV si stanca di far l’imperatore, e ritorna un Ciuffettino qualunque, scappando dall’isola dei pappagalli su di una zucca vuota.

Ciuffettino, poveraccio, dopo aver compiuta la grande impresa, si sentiva cascare dalla stanchezza e dal sonno, e perciò, dopo essersi arrampicato fin su la reggia, disse in un tono piuttosto secco ai suoi due aiutanti di campo:

— Scusate, ragazzi, ma io voglio dormire. Vi saluto, e arrivederci a domani.

Beccolungo e Beccocorto ricominciarono ad arruffare le penne e a frignare.

— Immenso imperatore, noi crediamo che tu scherzi...

— Non ischerzo niente affatto: anzi, guardate!

E si sdraiò sul letto di piume, chiudendo gli occhi beatamente. I pappagalli vennero subito a beccarlo nel naso.