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Camminarono fino ad una grande radura, nella quale i pappagalli, dietro gli ordini del loro imperatore, avevano preparato un meraviglioso banchetto. In terra, erano sparse a profusione, in un disordine pittoresco, delle ghiottonerie di ogni genere. C’erano montagnole di mandorle dolci, cùmuli di noci e di nocciòle tostate, piramidi di susine, colonne di dàtteri, mucchi di banane bell’e sbucciate, torri di ananassi, colline di fichi verdini: e poi un esercito di bottiglie di ogni grandezza, avanzo di un bottino memorabile fatto dai pappagalli a bordo di una nave naufragata su la spiaggia dell’isola.

Cominciò il pranzo: e non vi so dire se i macacchi assaltassero con entusiasmo le delicate vivande. Basti ricordare che, di lì a un’oretta, era spolverata ogni cosa. Durante il banchetto, fra il capitano dei macacchi e Ciuffettino ci fu un commovente scambio di cortesie. Il macacco vero prendeva le mandorle, le biascicava ben bene e poi voleva ficcarle per forza in bocca al macacco falso: segno di estrema riverenza e di grandissimo affetto. Ma a quelle belle dimostrazioni il nostro eroe non ci era abituato, e dopo aver lottato fieramente per non subirle, finì con l’alzarsi, adducendo il pretesto di andar a prendere delle bot-