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di venir qui, solo solo?... E come hai conquistato l’isola senza l’aiuto di nessuno?...
— Eh! ti racconterò poi... Insomma: io desidero di dividere con te l’isola dei pappagalli.
— Tu... desideri!... Oh! generoso fratello! È vero, però, che se anche tu non mi avessi fatta questa bella offerta, l’isola me lasarei presa da me...
— Ma allora saresti stato costretto a combattere, perchè i pappagalli da me vinti e sottomessi sono divenuti miei schiavi e mi obbedisco- no in tutto e per tutto... Invece... se sei buono... ti invito a banchetto nella foresta, e poi ti lascio libero di saccheggiare metà dell’impero...
— Infatti oggi ci ho poca voglia di combattere, perchè mi duole un piede... Basta, caro fratello, facciamo così. Verrò a pranzo con te... - e rivolgendosi ai prodi soldati - avanti, figliuoli, si va a mangiare dal fratello macacco, che ci offre anche metà dell’isola senza colpo ferire!...
Le urla e le acclamazioni salirono al cielo.
E l’esercito si pose in moto verso la foresta.
Lo guidava Ciuffettino, il quale faceva il macacco con una abilità davvero straordinaria: sembrava che l’avesse fatto sempre.