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con una agilità ed una eleganza che il più bravo ginnasta del globo gli avrebbe invidiate inutilmente.

Ciuffettino allargò le braccia, in atto amichevole: e la scimmia si precipitò per rispondere all’invito, abbracciando strettamente il ragazzo. Fu una scena proprio commovente. Tutti i macacchi si soffiavano il naso con le dita e si asciugavano le lacrime con il fazzoletto.

— Chi sei... fratello? - cominciò il capitano dei macacchi, con voce tremula, soffiando nel pelo del finto collega, sperando di trovarvi qualche cosina che vuoi?

— Non mi vedi? Sono un macacco come te, e forse più di te. Che cosa voglio? Eh, mio caro, non voglio nulla. Sono riuscito a far prigioniero l’imperatore dei pappagalli, ed ora sono padrone dell’isola...

— Tu! - esclamò il vero macacco, grattandosi furiosamente. - Ma io non ti conosco, di dove vieni?

— Di laggiù - e Ciuffettino indicò un punto qualunque, nel mare.

— Deve essere un gran bel paese! - mormorò, convinto, il macacco. - E come hai trovato il coraggio