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— Non mi pare!

— Insomma, che è inetto a guidar la nave...

— Senti!... senti!...

— E poi è tanto cattivo...

— Ci martirizza tutti...

— Siamo le sue vittime! e anche tu, povero Ciuffettino!

— Io? io no! - gridò il nostro eroe, con uno slancio di sincerità.

— Basta, non dire sciocchezze. Lo vedi come ti fa lavare il ponte, alla mattina? A contemplarti ci viene da piangere, a noi!... Povero piccino, diciamo, guarda che cosa lo costringe a fare quel carnefice!

— Ma no, via, sbagliate.

— O senti: è ora di finirla. Abbiamo combinato tutto: questa notte ci impadroniremo della nave, e manderemo al diavolo il capitano!...

Ciuffettino avrebbe voluto gettar un grido di indignazione, ma non potè. La sorpresa e l’orrore lo impietrarono.

— Così veleggiando per conto nostro - continuava uno di manigoldi - ci faremo ricchi. E poi venderemo il bastimento ai pirati, e andremo a goderci il nostro denaro in qualche cantuccio remoto del mondo... e vivremo felici! Sarà una felicità ben meritata dopo tanto onesto lavoro! Ciuffettino, scommetto che adesso, al pensiero di un bel gruzzoletto di quattrini, ti senti venire l’acquolina in bocca!...

Ciuffettino, con grande sforzo, riuscì finalmente a dire qualche cosa.

— Ma gli altri... i compagni... sono d’accordo?

— Oh! non c’è che il cuoco, il timoniere e il gabbiere. Quelli lì, se vogliono darci una mano, bene, se no... peggio per loro! Ma quello che ci preme...