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Padron Mangiavento uscì in una risata tale che Ciuffettino, còlto alla sprovvista, fece un salto. E il beccheggio obbligò il ragazzo a far altre due o tre capriòle, tutte di seguito.

— Da Cocciapelata... oh! oh! oh!... come sei buffo!

— E dàgli! ma cotesto non è rispondere!

— Ma le Antille sono isole lontane migliaia e migliaia di miglia, sciocchino!

— Allora, senta, vorrei tornare indietro!

— Siamo già in alto mare, non si può!

— E quando ci arriveremo?

— Fra un mese... fra due... fra sei! chi sa! dipende dai venti...

— E allora, il mi’ babbo...?

E il nostro eroe scoppiò in un pianto disperato.

Abbiamo già fatto capire che il capitano Mangiavento era un brav’uomo. Le lacrime del ragazzo lo commossero. Prese Ciuffettino delicatamente fra le mani, e lo alzò fin presso la sua barba, che puzzava maledettamente di tabacco.

Ciuffettino fece due grandi sternuti, e seguitò a piangere.

— Via, Bruscolino... come ti chiami?

— Ciuffettino.

— Via, Ciuffettino: spiegami qualche cosa... non piangere così... non posso vedere a piangere i bambini... sii buono... vedrai che accomoderemo tutto... Non piangere!

E Ciuffettino starnutava e piangeva.

— Comincio ad arrabbiarmi! - disse il capitano, scrollando il grosso capo - se non mi dici tutto, non ti do da cena!... Smetti di piangere, Bruscolino... ossia, Ciuffettino!...