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lo reggevano malissimo in equilibrio. Anzi, dovette appoggiarsi ad una cassa, per non cadere.

Orecchiando, gli parve di udire una specie di sinistro scricchiolìo, frammischiato di tanto in tanto ad una specie di gemito. Lo scricchiolìo ed il gemito partivano certamente dal fasciame della vecchia nave. Ma perchè? Anche Melampo sembrava inquieto. Ciuffettino si arrampicò su di un mucchio di cordami, poi su di una botticella, e si affacciò ad un finestrino. Cielo ed acqua! Per quanto il ragazzo allungasse il collo, non pote’ veder altro. Il sole tramontava, incendiando il mare. Il monello si ritrasse, con gli occhi abbagliati.

— Sicchè? - domandò il cane, ansiosamente.

— Ma!... non capisco! - rispose Ciuffettino, tirandosi il ciuffo, perplesso.

— Che cos’è questo movimento?

— Io mi sento mancar le tavole sotto i piedi...

— Anch’io!...

— Sai che cosa bisognerebbe fare?

— Sentiamo.

— Se montassimo su la nave?

— E se ci vedono?

— Non ci mangeranno mica, caro Melampo. E poi, in confidenza... mi sento una certa uggiolina allo stomaco...

— Se non hai paura tu, figurati io!

— Paura io!... per tua regola, io non sono un ragazzo pauroso. Figurati che discorrevo con il lupo mannaro come si discorrerebbe col primo venuto... Tu avessi visto, che brutto tipo, quel lupo mannaro! E sua moglie, poi!... Mi volevano mettere in umido, con le cipolle, ma io... figurati!... ci ridevo come un matto.