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— Eh! eh! per un cane non parli male, Melampo mio. Credi che al pensiero di doverti buttare nel fosso mi vien da piangere...

E Ciuffettino si asciugò una lacrima.

Allora Melampo, attaccandosi ad un tenue filo di speranza:

— Vedrai che un giorno sarai contento di non aver dato retta a quel cattivo e sconoscente padrone... se tu sapessi quanto mi ha fatto soffrire, e quanto pane duro mi ha fatto mangiare! Scommetto che senza quel pane a quest’ora avrei ancora tutti i denti... Tu devi esser buono di core. Ascoltami... via.....

Ciuffettino si commosse. Sciolse il cane, e accarezzandogli il muso, esclamò:

— Farò a meno di cenare, per istasera, e ti salverò la pelle. Potrei anche tornare al mulino, e dire di avere eseguita la commissione... ma dire una bugia di questo genere mi ripugna... Di bugie ne ho dette già troppe.... Pazienza: la Provvidenza mi aiuterà.

Melampo, in un impeto di gioia, riacquistando per un attimo la vigoria della giovinezza, si rizzò su le zampe