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Ciuffettino si fermò: guardò in cielo, guardò in terra, si rivoltò su sè stesso una diecina di volte... e rimase come prima.
Allora, facendo spalluccie:
— Bah! si vede che questa voce me la sono sognata io.
Erano al fosso che travolgeva le acque tumultuose nell’angusto letto, con un fragore monotono e sinistro. Il ragazzo ebbe un brivido:
— Povera bestia... che brutta fine! eh! se non ci fosse di mezzo la cena...
— Per carità, Ciuffettino, salvami... - disse la solita voce.
Questa volta Ciuffettino capì. Era Melampo che parlava!... Allora, mettendosi a sedere su di un sasso coperto di musco, il fanciullo disse al cane, che si era subito accovacciato ai suoi piedi, implorando:
— Che vuoi, Melampo mio! se stesse in me, ti lascerei campare questi altri pochi giorni che ti restano... Ma è il mugnaio che vuole la tua morte. E mi ha promesso tante belle cose se ti butto nel fosso... l’aleatico... il salame... il vino... quattro soldi... e se tu sapessi - qui Ciuffettino fece un grande sbadiglio che fame che ho, e che miseria che mi rimpasto! Quel po’ di pane di dianzi non mi ha toccato nè pure un dente. Con quei quattro soldi posso ritornare a casa... Perchè, mio caro Melampo, devi sapere che io sono un ragazzo sperduto: e se mi riesce di tornare a casa...
— Ciuffettino mio, abbi pietà della mia vecchiaia...
— Melampo, senti, non posso...
— Te ne sarò riconoscente...
— Non posso...
— Pensa che alle volte, una buona azione fa perdonare molti falli...