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tregua. Egli la chiama «regno di Dio» e la trova in ciascuno di noi. La còmpara a delle piccole cose, a una sottile semenza, a un pugno di lievito, ad una perla. E non si afferra la realtà della propria anima se non liberandosi di tutte le passioni estranee, di ogni coltura sovrapposta, di ogni possesso acquisito – sia esso buono o cattivo.
Io mi ostinai contro tutto, con tenacia e con ribellione, sino a che non restasse in me più che una sola cosa al mondo. Avevo perduto il mio nome, la mia posizione, la mia felicità, la mia libertà, la mia ricchezza. Ero povero e prigioniero. Ma mi rimanevano ancora i miei figli. Ad un tratto anch’essi mi furono tolti. Fu un colpo così tremendo che non seppi più cosa fare; mi gettai in ginocchio, curvai la testa e piansi, esclamando: «Il corpo del Signore è come quello d’un fanciullo; io non sono più degno nè dell’uno nè dell’altro». Ed ecco: in questo istante mi parve di salvarmi. Vidi allora che la sola cosa per me era di accettare tutto. Da quel momento in poi – per quanto ciò paia cu-