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l’ora in cui il gallo saluta l’aurora; il suo isolamento assoluto, la sua sottomissione, la sua rassegnazione; inoltre: le scene nelle quali il gran sacerdote dell’ortodossia gli lacera con furia le vesti, e il magistrato civile dell’impero chiede dell’acqua, sperando invano di lavarsi quella macchia di sangue che dovrà contrassegnarlo come la rossa figura della storia; la cerimonia dolorosa della corona di spine – una delle cose più meravigliose nella cronaca dei tempi; la crocefissione dell’innocente sotto gli occhi di sua madre e del discepolo che l’amava, i soldati che si giocano a dadi gli abiti del martire; la morte terribile con la quale egli ha dato al mondo il suo più eterno simbolo; e poi la sepoltura finale nella tomba dell’uomo ricco; il suo corpo fasciato di bende egiziane e profumato di aromi costosi, come se fosse stato il figlio di un re... Quando si considera tutto ciò unicamente dal punto di vista dell’arte, bisogna pure essere riconoscenti alla Chiesa del fatto che il supremo rito della Chiesa stessa consista nella rappresentazione della