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posto nella mia filosofia. Mia madre, che conosceva la vita intera, mi citava spesso i versi di Goethe scritti da Carlyle sur una pagina d’un libro ch’egli le aveva donato una volta e tradotti così da lui stesso:

Colui che non ha mai mangiato il suo pane nel dolore,
Che non ha mai passate le ore della notte ad attendere piangendo il mattino che tarda,
Colui non vi conosce, o potenze del Cielo!

Erano i versi che quella nobile regina di Prussia – trattata da Napoleone con tanta grossolana brutalità – recitava nella sua umiliazione e nel suo esilio; erano i versi che mia madre mi ripeteva spesso nel tormento della sua vita, prossima a spegnersi. Io rifiutai, allora, assolutamente, di riconoscere o d’ammettere l’enorme verità che essi contenevano. Mi rammento molto bene ch’io le ripetevo di non aver nessun desiderio di mangiare il mio pane nel dolore e di trascorrere