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Dio», fosse così aspro verso gli innamorati della melanconia, dato che davvero ne esistessero. Non sospettavo allora che questa diverrebbe un giorno una delle più grande tentazioni della mia vita.
Durante la mia permanenza nel carcere di Wandsworth, io ero malato d’un languore di morte. Era il mio unico desiderio morire.
Poi, quando fui trasferito qui, dopo due mesi d’infermeria, e m’accorsi che la mia salute andava migliorando a poco a poco, fui preso dall’ira. Decisi di suicidarmi il giorno stesso in cui sarei uscito di prigione. Dopo qualche tempo, questo furioso accesso si calmò e stabilii, invece, di vivere, ma di fasciarmi tutto di tristezza come un re si panneggia nella sua porpora, di mutare in un luogo di pianto ogni casa della quale avessi varcato la soglia, di imporre a’ miei amici la sottile tortura della mia ipocondria, d’insegnar loro che la tristezza è il vero segreto della vita, di tormentarli con un dolore che fosse loro estraneo, di soffocarli con la mia pena. Ora ho i sentimenti molto diversi. Capisco che