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dotto ad un palmo e, da qualsiasi lato io mi volga, il mio nome è vergato con lettere di piombo sulla roccia. Poichè io non sono entrato dall’oscurità nella sfera di luce effimera del delitto, ma bensì da una specie di eternità di gloria in una specie di eternità d’infamia, e mi sembra talvolta d’aver dimostrato – se pure occorre questa prova – che tra l’uomo famoso e l’infame non c’è che un passo e forse anche meno d’un passo.
Pertanto, nel fatto che gli uomini mi riconosceranno dovunque io vada e che conosceranno la mia vita, almeno nelle sue ore di follia, io vedo un bene per me; ciò mi costringerà ad affermarmi nuovamente come artista e al più presto possibile. Se riuscirò a creare una sola e bella opera d’arte, mi sarà possibile di trovare un antidoto al veleno della malizia, di smontare i sarcasmi dei vili e di sradicare la lingua del disprezzo.
Se la vita, com’essa è sicuramente, deve anche per me essere un problema, io non sono un quesito di minor valore per la vita stessa. Gli uomini dovranno assumere qualche atti-