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vanti a un altare, privo di qualsiasi fiamma di ceri, un prete senza pace nel cuore, celebrerebbe l’officio con del pane profano o un calice vuoto. Ogni cosa, per essere vera, deve diventare una religione, e l’agnosticismo, come una qualunque altra religione, dovrebbe avere le sue cerimonie. Non ha esso seminato dei martiri? Ebbene, dovrebbe mietere i suoi santi e lodare ogni giorno il Signore d’essersi nascosto agli occhi degli uomini. Ma, sia la fede o l’agnosticismo, nè l’una nè l’altro mi devono rimanere due fatti esterni. Bisogna che i loro simboli siano una mia creazione stessa.
Spirituale è soltanto ciò che foggia la sua propria forma. Se non posso riuscire a trovarne il segreto nel mio intimo «io», non lo scoprirò giammai: se non lo reco con me, non mi si rivelerà mai più.
La ragione non mi aiuta. Essa mi dice che le leggi secondo le quali mi hanno condannato sono ingiuste e crudeli e che il sistema sociale per cui ho sofferto è ingiusto e malvagio. Ma, tuttavia, occorre ch’io le