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poco lo dividono volentieri. Non mi farebbe nessun caso il dormire sulla fresca erba in estate e, al sopraggiungere dell’inverno, ripararmi al caldo in un mucchio di fieno o sotto la tettoia di una capanna, purchè avessi sempre dell’amore dentro il mio cuore. Le cose esterne della vita mi pare ora che non abbiano più alcun valore. Voi vedete, dunque, a quale intensità di individualismo io sono arrivato, o, piuttosto, io vado accostandomi, poichè il viaggio è ancor lungo e «sulla strada per la quale io cammino ci sono delle spine».

Certo, so bene che andare elemosinando per la via non sarà il fatto mio e che, se io mi stendessi la sera sull’erba fresca vi comporrei dei sonetti alla luna. Quando uscirò di prigione, R... mi aspetterà al di là dell’enorme portone ferrato ed egli è il simbolo non solo del suo proprio affetto, ma anche di quello di molti altri. Credo, ad ogni modo, che avrò da vivere per circa diciotto mesi e, se non potrò pel momento scrivere de’ bei libri, almeno potrò leggerne; e quale felicità