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Capitolo VI.

Il “hall„ dell’Atlante.

Dal momento in cui il sarto si era congedato da Graham con una profonda riverenza, al momento in cui egli entrò nell’ascensore, erano trascorsi cinque minuti appena. La nebbia di quel sonno immenso avvolgeva e oscurava ancora il suo spirito; lo stupore di trovarsi ancor vivo in quel secolo lontano, gettava sopra ogni cosa una magia, un carattere irrazionale, confondendo il sogno colla realtà. Egli esisteva, spettatore attonito, nella vita attuale alla quale ricominciava ad appartenere: ciò che aveva veduto e in special modo quell’ultimo tumulto, quel movimento formidabile, contemplato dall’alto del balcone, diveniva come un grandioso spettacolo che si può seguire dal palchetto di un teatro.

— Non ci capisco proprio niente, — disse, — che cosa è accaduto? Tutto gira nella mia testa. Ma perchè urlano? Qual pericolo si teme?

— Vi sono delle difficoltà, — rispose evasivamente Howard, evitando di fissare gli occhi interrogatori di Graham. — Attraversiamo un periodo di agitazione,