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Il combaitimenio degli aereopiani 847

deU’aereopilo e si affacciarono sopra. La truppa si precipitò sulla macchina, afferrando, a due o tre uomini alla volta, tutte le sbarre e tutte le traverse fino a che l’intero contorno dell’armatura non fu liberato. Uno dei tiratori si sollevò sulle ginocchia. — Stanno per rimetterlo sul carro 1... Per Vedere meglio egli si rizzò interamente e il suo compagno lo imitò. -— A quale scopo?.— disse quest’ultimo. — r Noi non abbiamo alcun aereonauta. •— In ogni caso essi lo preparano. — E guardò prima la sua carabina, quindi la folla, poi volgendosi improvvisamente verso il suo compagno: — Conservami questo, — disse affidandogli la sua arma e la sua cartucciera. i Un momento dopo egli correva verso l’aereopilo e per un intero quarto d’ora fu, insieme agli altri, un Titano affaticato, che tirava, spingeva, urlava, ascoltando le grida: poi, a cose fatte, si trovò in mezzo ad una moltitudine di altri Titani che acclamavano la propria impresa. Seppe allora ciò che invero tutti sapevano già in Città, che il Maestro, per quanto fosse affatto novizio, aveva l’intenzione di salir egli stesso su quella macchina, che giungeva appunto in quel momento per prenderne la direzione, e che non voleva permettere a nessun altro di arrischianùsi. — Colui che affronta il più gran pericolo, che sopporta il carico più pesante, quello è il re. Così si ripetevano le parole del Maestro. Il tiratore continuava a gridare: uiuahl mentre il sudore cadeva in gran copia da’ suoi capelli in disordine, quando