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La lotta nel Palazzo del Consiglio 817 Consiglio. Su tutta queU’imimensa estensione di rovine, ondeggiava la moltitudine strepitosa che lo acclamava: qua e là le bandiere nere delle società rivoluzionarie si piegavano e si agitavano formando rari centri d’organizzazione in quel caos. Sui muri e sui ponti per mezzo dei quali i suoi salvatori erano arrivati airapertura della sala dell’Atlante, si sospendeva una foEa compatta e piccole forme umane, nere, attive, energiche, attaccandosi alle colonne e alle • sporgenze, facevano ostinati sforzi per mettere in movimento quelle masse serrate e immobili. Dietro di lui, all’estremità del ponte, un certo numero d’uomini si arrampicava a fatica, portando un enorme stendardo dalle pieghe battenti. Le lontane piattaforlne Volanti al sud, si staccavano vivaci e brillanti come riavvicinate da una trasparenza insolita dell’aria. Un aereopilo solitario parti ad un tratto dalla leva centrale come se volesse andare incontro agli aereopiani che si attendevano. — Che cosa è accaduto di Ostrog? — domandò Graham. Nel medesimo istante egli vide tutti quegli occhi rivolti verso la cresta del Palazzo del Consiglio. Anche lui guardò in quella direzione: da principio non vide altro che l’angolo frastagliato di un muro che si staccava netto e duro nel cielo: poi, nell’ombra, egli distinse l’interno di una stanza e riconobbe, trasalendo, la decorazione bianca e verde della sua antica prigione. Attraversando rapidamente quello spazio aperto, fino all’orlo stesso dei frammenti di quelle rovine, apparve una piccola forma vestita di bianco, seguita da altre due vestite di nero e di giallo. L’uomo accanto a lui esclamò: «Ostrog I». Graham si voltò