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Nei bassifondi 3ot scorse in fondo una ripa, sotto archi ancor più giganteschi di tutti quelli che aveva veduto fino allora. Tre chiatte appena visibili fra una fitta polvere venivano scaricate, una folla di uomini, tormentati ogni momento dalla tos’^, sgombravano i carichi di caolino in polvere, ciascuno coH’aiuto di un piccolo carro. Quella polvere riempiva l’aria di una specie di nebbia soffocante e attenuava la luce giallastra dell’elettri-cità. Le vaghe ombre dei facchini si agitavano, si avvicinavano, si allontanavano via via Itmgo una lunga estensione di muro imbiancato. Ad ogni momento si udivano colpi di tosse. Gli operai lavoravano in silenzio sotto la sorveglianza di due agenti della Polizia del Lavoro; i loro piedi producevano un rumore sordo s-rd pavimento. Ma ad un tratto si udì cantare una voce nelle tenebre. — Silenzio! — gridò uno degli agenti. L’ordine non fu eseguito, e dapprima qualcuno, quindi tutti insieme, quegli uomini impolverati di bianco, ripresero il ritornello, intonarono come una sfida il canto della rivoluzione. I piedi sulle assi risuonavano ora battendo il tempo. L’agente che avteva imposto di tacere, guardò il suo compagno, alzò le spalle e non insistè per farsi obbedire. Così continuarono il loro viaggio attraverso quelle manifatture e quegli antri del lavoro che rivelavano loro spettacoli dolorosi, atroci, orribili. Quella passeggiata lasciò nello spirito di Graham una confusione di ricordi, d’immagini confuse, di sale circondate di archi, di vòlte brulicanti di uomini intravisti fra nuvoli di polvere, di macchine complicate, di telai in cui i fili scorrono e s’intrecciano, di sale sotterranee male ilhmiinate, dormitori del popolo, di prospettive