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Nelle vie della Città 278 tituldini; nonostainte questo spettacolo lo ritenne a lungo. Mentre osservava il sendzio della tavola situata immediatamente al disotto-, in mezzo alle incessanti domande e risposte concernenti i dettagli, il pieno -significato di quél pasto, al quale prendevano parte più migliaia di per sione, brillò al suo spirito. Era la sua perpetua sorpresa; il constatare che certi fatti i quali avrebbero dovuto colpirlo vivamente a primo colpo, gli sfuggivano invece, fino a che una circostanza triviale non veniva a completare l’enigma attirandosi la sua attenzione. Così, per esempio, non gli era venuta l’idea che questa cinta continuata della città, questa esclusione delle intemperie, queste vaste sale e queste interminabili vie, implicavano la scomparsa del focolare domcstic-o;; che il tipico «Home» vittoriano, la piccola cella di mattoni contenente la cucina -e la dispensa e le due o- tre stanze di abitazione, salvio fra le mine della campagna, era oonipletamente sparito come -era sparita la capanna di vimini. Ma adesso vedeva quello che era stato manifesto fin da principio-, che Londra considerata come luogo abitato, non era più un’agglomerazione di case, ma un prodigioso albergo, un albergo che offriva mille categorie di benessere, migliaia di refettorii, di cappelle, di teatri, di mercati e di luoghi di riimione, tutta una sintesi di intraprese, di cui egli, Graliam era il principale possessore. Il popolo awva i suoi dormitori! con forse delle anticamere, delle sale che almeno erano sempre sane, qualunque ne fosse il grad-o di comodità e d’isolamento, e quanto agh altri abitanti, essi vivevaito come avevano ■vissuto molti, nei giganteschi alberghi del periodo vittoriano, mangiando, leggendo, pensando, giuocanWells. Quando il Dormente si sveglierlt,