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Ostrog 149

non poteva distinguere, che parlava, con voce rude, un dialetto barocco, e che sul principio gli sembrò una lingua straniera: era un insieme complicato di sillabe, quasi un resto di parole inglesi, senza dubbio il gergo dei ragazzi della strada. Poi un’altra voce si avvicinò cantando: tralalà, tralalà; una voce di fanciulla che si mise a discorrere con Graham: il suo modo di parlare somigliava molto al primo. Essa dichiarò di aver perduto sua sorella, e si mise a ridere, — senza nessuna ragione, — secondo lui, quindi inciampò, cadde addosso a Graham, attaccandoglisi al collo; ma alcune parole di rimprovero la fecero improvvisamente sparire. Intanto il rumore aumentava intorno a lui: passavan delle persone, s’incontravano, si avvicinavano, discutevano con grande animazione.

— Si sono arresi.

— Il Consiglio? Certo, non il Consiglio!

— Lo dicono! per le strade.

Ora si passava più facilmente: ed in pochi minuti Graham giunse all’estremità del muro. Davanti a sè si apriva uno spazio grandissimo in cui si agitavano degli insorti; e ad ima persona qualunque domandò quale strada dovesse percorrere.

— Attraversate in linea retta! — rispose una voce di donna.

Abbandonò il muro che l’aveva guidato fino allora, e un momento dopo inciampò in ima piccola tavola su cui stavano degli utensili di cristallo. Agli occhi di Graham abituati adesso all’oscurità, si offrì una lunga prospettiva, dove, in una luce pallida, si distinguevano vagamente altre tavole da cui si udiva un rumore di piatti, segno evidente che là si