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8 | quando il dormente si sveglierà |
l’aria di un vecchio amico. — Non vi tormentate: fidatevi di me.
Lo sconosciuto lasciò cadere la mano e si rimise in cammino. Essi seguirono la cima della roccia e giunsero sul promontorio al di là di Penally. L’uomo senza sonno gesticolava sempre, lamentandosi con tronche frasi, del tumulto del suo cervello. Sul promontorio essi si fermarono vicino alla panca da cui la vista spazia verso gli oscuri misteri di Blackapit, e l’uomo si sedette. Isbister ricominciava a parlare ogni volta che la strada si faceva abbastanza larga da permetter loro di camminare l’uno a fianco dell’altro, discutendo sopra l’enorme difficoltà che devono superare i piroscafi per raggiungere il porto di Boscastle quando il mare è cattivo. Ad un tratto fu interrotto da una frase inaspettata del suo compagno.
— La mia testa non è più quella di una volta, — fece gesticolando, non trovando frasi per meglio spiegare il suo pensiero. — No, non è più quella di una volta.... Sento come un’oppressione, un peso.... No.... non è che abbia sonno!... Ah! se fosse questo! Mi par di vedere un’ombra, un’ombra fittissima che cade ad un tratto rapida, a traverso l’attività del mio spirito.... e si raggira nelle tenebre.... Il tumulto del pensiero, la confusione, un mulinello.... Sempre un mulinello! Non posso esprimer ciò: duro fatica ad arrestare il mio spirito in maniera di potervi spiegare quello che penso.
Tacque come se fosse stanco.
— Non vi affaticate, mio caro, — disse Isbister. — Capisco perfettamente. In ogni modo che mi spieghiate questa cosa, ora o più tardi, mi pare in realtà che ciò non abbia molta importanza.