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La battaglia nelle tenebre | 129 |
ci si trova in faccia a delle frasi di questo genere: «Ecco l’Eadhamite», «Ufficio del Lavoro, Piccola Parte?...» Pensiero grottesco; qualcuna o l’insieme di quelle case simili a delle rupi gigantesche appartenevano probabilmente a lui. Chiaramente ebbe conoscenza di tutto ciò che le circostanze avevano di sconcertante; in realtà egli aveva fatto uno di quei salti nel tempo, come i romanzieri ne immaginano molte volte.
E una volta ammesso questo salto egli si aspettava di assistere a uno spettacolo, ma ora non era uno spettacolo bensì un vago pericolo di ombre ostili e veli di tenebre; e in qualche parte a traverso questo laberinto d’oscurità la morte lo cercava. Sarebbe egli ucciso avanti d’aver veduto? Chi sa, forse al più prossimo angolo oscuro la sua distruzione era imboscata.
Un gran desiderio di vedere, una sete di conoscere lo invasero, ma ebbe paura dei nascondigli e delle svoltate e si persuase che la sua sicurezza dipendeva dall’abilità di sapersi nascondere. Dove avrebbe potuto rifugiarsi per non esser veduto, allorquando le tenebre sparissero? Finalmente s’assise sopra un banco in una cavità, sur una delle vie superiori, felice di sentirsi solo.
Si strofinò gli occhi stanchi. E se quando li riaprisse le oscure strade parallele e quelle facciate intollerabilmente alte fossero sparite? Se scoprisse che tutta la storia di questi ultimi giorni, il risveglio, le moltitudini tumultuose, l’oscurità, la sommossa, non era che una fantasmagoria, un sogno d’un nuovo genere e più vivo? Era un sogno certamente, poichè tutto ciò era sì poco logico e privo di ragione. Perchè