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Insonnia 7


tro era proprio provvidenziale. Appena una mezz’ora prima egli provava una noia intollerabile: ora, invece, poteva e doveva essere utile e questo solo pensiero lo rese veramente felice.

Si mise subito all'opera: penso fra sè che il primo bisogno di quell'essere esaurito, era di avere un compagno e lasciandosi cadere sul verde tappeto che ricopriva quella china scoscesa, spiegò tutta la sua abilità per investigare ancor più quell'essere disperato che aveva ripreso la sua immobilità e sembrava perfino immerso in una completa apatia.

Con aria lugubre lo sconosciuto guardava dritto davanti a sè, verso il mare; non apriva bocca che per rispondere alle domande dirette d'Isbister e nemmeno a tutte. Ma non tentava affatto di sfuggire all'inchiesta curiosa e benevola di cui la sua disperazione era oggetto. Anzi, in una maniera passiva, sembrava riconoscente, e quando Isbister, sentendo che la conversazione, abbandonata alle sue sole risorse, cominciava a languire, suggerì di risalir la china e tornare a Boscastle per godere il colpo d’occhio che offriva Blackapit, egli acconsentì tranquillamente.

A mezza strada cominciò a parlare da solo, con accento brusco, volgendo la faccia cadaverica verso il suo compagno.

— Che cosa può mai accadere? — chiese, completando la sua frase col contorcersi la mano scarna. — Che cosa può mai accadere? Tutto gira intorno a me, gira vorticosamente, incessantemente; per sempre....

Tacque, e con un largo gesto parve abbracciare l’orizzonte.

— Tutto va bene, mio caro, — affermò Isbister con