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116 | quando il dormente si sveglierà |
e i ponti che si trovavano nella navata laterale erano vuoti e immersi nell’ombra.
Graham pensò che tutti quei luoghi avrebbero dovuto essere pieni di persone e provò una emozione curiosa e rapidissima. Si fermò. Le guardie avanti a lui camminavano sempre. Quelle che lo seguivano si fermarono e volsero tutte gli sguardi in alto nella stessa direzione verso i lumi.
A prima vista si sarebbe detto semplicemente che un accidente fosse sopraggiunto, un fenomeno isolato relativo all’illuminazione e senza alcun rapporto con ciò che avveniva in basso. Ciascuno degli enormi globi d’una bianchezza abbagliante era per così dire afferrato, compresso da una sistole che seguiva una diastole transitoria, poi di nuovo una sistole, simile ad una stretta soffocante: tenebre, luce, tenebre, alternantisi via via.
Graham s’accorse che questi strani casi di fuochi luminosi interessavano singolarmente il popolo sottostante. L’aspetto delle case e delle vie, l’apparizione delle masse compatte cambiò, divenne una confusione di vivi barlumi e d’ombre che balzavano.
Egli vide una moltitudine d’ombre che si animavano tutto ad un tratto d’una attività aggressiva, si slanciavano all’assalto, si ingrandivano, divenivano immense, crescevano con una rapidità costante per gettarsi immediatamente indietro e ritornare alla carica più forti. I canti e lo scalpiccìo erano cessati, la marcia unanime era impedita; avvennero indietreggiamenti in ogni direzione; si udirono alcune voci gridare: I lumi! i lumi! Egli guardò in basso quella danza macabra di barlumi e di ombre; l’arena della strada offriva adesso lo spettacolo d’una lotta mostruosa.