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Sui tetti 103


Graham avrebbe desiderato di rimanere immobile e fermo, e il popolo lo sollevava: gli pareva che lo trasportassero verso la piattaforma e che gli facessero prendere una bevanda, ma non ne fu mai certo. Non sapeva più nulla della sua guida.... Quando ebbe superato quella vertigine si trovò daccapo in piedi: alcune mani premurose lo aiutavano a tenersi ritto in mezzo ad una grande alcova che ricordava alla sua anteriore esperienza i palchi d’un teatro.... Forse era veramente un teatro.... Il tumulto lo stordiva, pareva un infierir di tempesta.... Una moltitudine immensa lo acclamava e gridava:

— È il Dormente! Il Dormente è con noi! Il maestro! Il padrone! Il maestro è con noi ed è salvo!

Graham ebbe la incerta visione di un enorme atrio stipato di gente: non distingueva gli individui, ma ebbe soltanto coscienza di una marea montante di facce umane, di braccia, di vestiti agitati; e sentì vivamente l’occulta influenza di una folla immensa che si slanciava verso di lui, sollevandolo. Vi erano balconi, gallerie, grandi passaggi a vôlta che offrivano le più lontane prospettive, e dappertutto il popolo denso e ammucchiato, agitato e plaudente. In terra il canapo caduto giaceva quale enorme serpente: era stato tagliato all’estremità superiore dagli uomini della macchina volante ed era venuto a sprofondare in quel vestibolo.

Sembrava che alcuni volessero sbarazzarsi del canapo per far posto, ma l’insieme dello spettacolo rimaneva vago; tutto l’edifizio palpitava e trasaliva al mugghiar delle voci. Graham era in piedi ancora non sicuro della sua situazione, guardando coloro che gli erano vicini.... ad un tratto sentì sorreggersi per un braccio.