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Sui tetti 101


minuto le sue proporzioni aumentavano; essa si allungava sull’orlo del precipizio.

I movimenti dell’uomo divennero convulsi: esso gettò due sbarre intrecciate nelle mani di Graham che, non potendo veder nulla, si assicurò della loro forma, toccandole. Delle corde più fini le riallacciavano al canapo e su tali corde erano fissate delle impugnature fatte con una sostanza elastica.

— Mettetevi a cavallo sulla croce, — mormorò la guida allarmata. — Prendete le impugnature e tenetele strette. Stringete forte.

Graham fece ciò che gli si diceva.

— Saltate! — comandò la solita voce. — In nome di Dio saltate.

Per un minuto Graham rimase talmente spaventato che non potè nemmen fiatare, e fu grato alle tenebre ohe non permisero di veder la sua faccia. Incapace di dire una parola, cominciò a tremare violentemente e lanciò uno sguardo verso l’ombra che oscurava il cielo, in un rapido volo.

— Saltate, saltate! Ve ne supplico, saltate o cadiamo nelle loro mani, — esclamava la guida, e incapace di resistere alla sua sovreccitazione lo spinse in avanti.

Graham barcollò convulsamente, emise un grido disperato, un grido che non potè soffocare, poi, nel momento in cui la macchina volante piombò a’ loro piedi, fu precipitato nell’abisso tenebroso, seduto sulle sbarre in croce, colle mani raggricchiate sulle impugnature in una stretta disperata. Intanto si udì scricchiolare qualche cosa; qualche cosa che si urtava violentemente contro un muro: la puleggia della sua sedia mobile strideva sulla corda.