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Sui tetti 99


piccoli e lontani, finchè un minuto dopo li perse addirittura di vista.

— Andiamo! — ordinò la guida. — Avanti!

Tirò Graham per la manica: è ambedue cominciarono a scendere con tutta velocità l’arcata di ferro, sopra le ruote a vento, le Graham, correndo ciecamente si gettò sul suo conduttore che si era improvvisamente voltato indietro. A una dozzina di metri di distanza, si stendeva davanti a’ loro occhi un abisso profondo e oscuro; a destra e a sinistra, in tutte le direzioni, quasi volesse opporsi al loro cammino.

— Fate come me! — suggerì a bassa voce la guida.

E si chinò, e colle mani e co’ piedi si arrampicò fino in cima; allungò la testa, quindi si voltò lentamente indietreggiando fino a che una delle sue gambe non si trovò nel Vuoto; mise il piede in avanti per tastare il terreno, e finalmente si lasciò scivolare nell’abisso. La sua testa riapparve.

— È una grande sponda, nell’oscurità da un capo all’altro. Fate come me.

Dopo una lieve esitazione Graham si arrampicò anche lui colle mani e coi piedi verso la cima e frugò collo sguardo in un pertugio di un nero vellutato. Atrocemente angosciato non si sentì il coraggio nè d’inoltrarsi, nè di batter la ritirata: si sedette; lasciò andar la sua gamba, e sentendosi tirato dalla sua guida, provò l’orribile impressione di precipitare nell’impenetrabile. Sotto i suoi piedi sentì gorgogliare un liquido denso e ad un tratto capì di trovarsi in un canale limaccioso in mezzo a tenebre opache.

— Di qui, — mormorò la guida che camminava in quel fango, stringendosi contro il muro.

Così continuarono un bel pezzo e a Graham sem-